Paure e speranze sulla Direttiva Europea Green
Dopo l’approvazione del 9 febbraio in Commissione ITRE (Industria, Ricerca ed Energia), il 14 marzo la sessione plenaria del Parlamento Europeo ha approvato con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti la proposta di direttiva che prevede l’obbligo, per tutti i Paesi Europei, di realizzare interventi di efficientamento energetico immobiliare entro precisi limiti temporali.

Non fatevi prendere dal panico, adesso si apre il Trilogo, quale negoziato tra le istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) che porterà al testo definitivo e dove i Governi Nazionali avranno un ruolo decisivo.

Alla base della Direttiva sull’efficienza energetica degli immobili conosciuta come “Fit for 55” vi è l’idea di portare i singoli stati dell’Unione Europea a rendere più efficiente il loro patrimonio edilizio con la riduzione delle emissioni nocive di CO2, il medesimo obiettivo della normativa sul divieto di vendita dei motori termici: consumare meno energia e incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili come l’energia solare, cosa che mette tutti d’accordo finché non si scopre che  devi cambiare la macchina o ristrutturare la casa e non basta proclamare soltanto la validità del principio ma si deve anche fare qualcosa!

Ogni edificio ha dei consumi energetici, basti pensare agli impianti di climatizzazione, per l’apporto di acqua calda, gas per cucinare, etc.

La classe energetica indica quanto è efficiente l’uso di questi impianti ed un risultato migliore comporta un consumo inferiore con bollette più basse.

Dal Focus sull’efficienza energetica è emerso che il 70% degli immobili nuovi sono nelle prime due classi energetiche (A e B), così come si è rilevato un +10% rispetto al 2021 di immobili ristrutturati nelle migliori classi energetiche. Inoltre, il 56% del campione di circa 600 agenti immobiliari intervistati ritiene che nell’acquisto di un immobile ci sia la giusta consapevolezza dell’importanza dell’efficienza energetica, mentre il 58% ritiene che l’APE (Attestato di prestazione energetica) aiuti a orientare le scelte degli utenti verso immobili di migliore qualità energetica. Infine, per il 57% degli intervistati lo strumento del Superbonus 110% ha decisamente avuto un’influenza rilevante per la dinamicità virtuosa del mercato immobiliare.

Nella Direttiva Case Green (verdi) sono state previste diverse tappe: a fine 2030 gli immobili residenziali dovranno ottenere una certificazione minima pari alla classe energetica E (la peggiore è la G) e soltanto 3 anni dopo, nel 2033 passare alla classe D, per arrivare a risultati ancora più ambiziosi nel 2040/2050 con immobili ad emissioni zero. Ogni Paese membro dovrà presentare un piano nazionale per la riqualificazione che riguardi almeno il 15% degli edifici più energivori, in Italia sono circa 2 milioni.

Fra 10 anni nessuno di noi dovrà avere la casa in classe F o G perché le case in quelle categorie inquinano troppo, ma restate calmi perché sono già state indicate diverse esenzioni.

Sono escluse le seconde case che abitiamo meno di 4 mesi anno (case vacanze), le unità con superficie inferiore ai 50 mq, quelle che rientrano in zone di pregio artistico o storico/architettonico, altre saranno escluse per ragioni di fattibilità tecnica ed economica ed il Governo ha richiesto un ulteriore esenzione che riguarda un altro 22% e probabilmente noi italiani sapremo farci finire un po’ di tutto.

La norma inoltre infatti non è definitiva ma una proposta di partenza con il via libera del Parlamento Europeo, l’iter continuerà e dovrà essere rinegoziata più volte quindi ci saranno ulteriori esenzioni ed emendamenti, ma ora cerchiamo di rispondere alle vostre domande.

1) Davvero saremo tutti obbligati a fare questi lavori di efficientamento energetico entro i prossimi 10 anni?

Sì, milioni di famiglie in Italia dovranno affrontare questi lavori, il problema è che Italia la maggior parte delle abitazioni appartiene alle classi energetiche F e G. Nonostante il Governo Italiano si sia opposto, la norma è stata approvata ma ci sono già diverse esenzioni.

2) Quanti immobili dovranno subite questi interventi?

In Italia 12 milioni e mezzo di immobili dei quali circa 5 milioni sono già in classe energetica A, B, C, D o E quindi sono escluse. Agli altri 7 milioni (oltre 60% degli edifici) però dobbiamo togliere quelli che dalla Direttiva saranno esentati. Dovrebbero restarne un milione e mezzo circa.

3) Ma dall’atto pratico: abbiamo abbastanza ditte pronte a lavoraci?

L’Italia non è in grado di ristrutturare quel numero di immobili. Si stima che se si partisse l’anno prossimo bisognerebbe ristrutturare dai 140.000 ai 180.000 edifici l’anno per i prossimi 10 anni.
Pensate che con il grande incentivo del 110% Superbonus sono state realizzate poco meno di 100.000 ristrutturazioni nel 2021 e 260.000 nel 2022, quindi dovremmo mantenere un ritmo costante simile a quello dell’ultimo anno. Servirebbe un esercito di falegnami, elettricisti, muratori che non abbiamo.

4) Quanto costerebbe fare questi lavori ad una famiglia?

Il calcolo è quasi impossibile dipende dal fabbricato e dalla sua localizzazione ma grossolanamente per una casa di 100 mq del centro nord, costruita 50 anni fa si dovranno sostituire gli infissi, la caldaia e coibentare il tetto per raggiungere la classe E. Per arrivare alla D inoltre servirà anche il cappotto termico o la pompa di calore al posto della caldaia. A seconda dei lavori occorre considerare una spesa media che parte dai 20.000 fino ai 40/50.000 euro. Oggi lo Stato restituisce in media il 65% la spesa dovrebbe ridursi per ogni famiglia. La metà dei costi possono essere detratti dalla dichiarazione dei redditi nei successivi 10 anni ed i cittadini che decideranno di implementare l’efficienza della loro casa otterranno un risparmio in bolletta dal 20% al 50% recuperando un’altra parte dei costi.

5) Cosa succede alle famiglie che non faranno lavori?

La normativa non prevede sanzioni per il singolo cittadino che non farà lavori che vorrà vendere o locare, sarà nel caso lo Stato a subire una multa da parte dell’Europa ma è anche vero che se tantissimi faranno i lavori gli altri vedranno ridurre il valore del loro immobile.

Ed ora passiamo ai commenti…

“Cresce il desiderio degli Italiani di possedere una casa più efficientata energeticamente e più consolidata sismicamente così come cresce la consapevolezza dell’importanza di acquistare un immobile meno energivoro confermando il graduale, seppur lento, processo di transizione immobiliare green agevolato in maniera decisiva dagli incentivi fiscali e dai rincari energetici”, dichiara Gian Battista Baccarini, Presidente Nazionale Fiaip. “Un processo virtuoso che, però, rischia di essere fortemente rallentato sia dalla repentina eliminazione dello sconto in fattura, misura che riteniamo debba essere riconvertita gradualmente, che, ancor più, dall’attuale formulazione della Direttiva Energetica UE che, se non sarà corretta, determinerà effetti devastanti sul mercato immobiliare e quindi sull’economia del nostro Paese, svalutando gran parte degli immobili con conseguente impoverimento delle famiglie italiane e indebolimento della più importante e strategica garanzia del debito pubblico nazionale, appunto il valore della proprietà immobiliare diffusa”.

“Confidiamo che il Governo prenda una posizione forte a tutela del patrimonio immobiliare Italiano e sia convincente nel negoziato finale - conclude il Presidente Nazionale FIAIP Baccarini - rispettando la mozione di maggioranza recentemente approvata alla Camera dei Deputati, nella quale si impegna l’Esecutivo ad adottare tutte le iniziative idonee per scongiurare la pericolosa impostazione europea”.

“Realizzare la giusta transizione energetica nei tempi previsti dalle politiche energetico-climatiche europee e nazionali impone un radicale e rapido cambio di passo nel modo in cui costruiamo, ristrutturiamo e viviamo il nostro spazio abitato, commenta il Vicepresidente I-Com Franco D’Amore. “Tutto questo richiederà una nuova prospettiva nella quale l’efficienza energetica degli immobili dovrà essere vista come un investimento per accrescere il valore delle proprietà e conservare, attraverso la riduzione delle spese energetiche, il proprio potere d’acquisto. Questo processo va evidentemente accompagnato e supportato per evitare di creare distorsioni e ampliare il divario sociale tra cittadini. L’ingenza delle risorse necessarie richiederà la messa a punto di strumenti di natura finanziaria che consentano di attivare un ciclo virtuoso di investimenti che potranno ripagarsi nel tempo con i risparmi ottenuti, superando così la logica dell’incentivo che, alla lunga, non è più sostenibile”.

Hai trovato la risposta nel nostro articolo? Speriamo vi sia utile a fare un po' di chiarezza evitando la diffusione del panico, per altro ne avevamo già parlato nel 2021! 


Fonte: podcast Daily five e Morning de “Ilpost” - ufficio stampa Fiaip